Hispanofilia: Los tiempos de la hegemonía española

Roma, 15 gennaio, ore 17.00

Lunedì 15 gennaio, dalle ore 17.00, presso la Walsh Aula, Rome Global Gateway, José Javier Ruiz Ibáñez (Universidad de Murcia) terrà una conferenza intitolata Hispanofilia: Los tiempos de la hegemonía española, promossa dal Cushwa Center for the Study of American Catholicism della University of Notre Dame. 

Negli ultimi decenni del XVI secolo la potenza ispanica sembrò raggiungere il suo apice: le truppe del re di Spagna furono accolte come liberatrici a Parigi, mentre una parte della popolazione delle isole britanniche, dell’Estremo Oriente, del Mediterraneo e dei Balcani dominati dai turchi si aspettava che i loro tercios e le loro flotte li soccorressero contro i loro rivali politici. I protagonisti di questo momento storico furono i sudditi del re di Spagna e gli agenti politici che, in tutti questi territori, si dichiaravano alleati degli Austrias. L’influenza planetaria del re cattolico non può essere compresa senza esplorare cosa si aspettavano dall’intervento delle forze di Filippo II e Filippo III, quali credevano sarebbero stati i termini dell’alleanza con monarchi così potenti e come tale alleanza si articolò.

L’analisi di cosa sia l’egemonia politica, di come si costruisca e di come fallisca, supera quindi i limiti di una storiografia che, ancorata a dibattiti ricorrenti, non tiene conto di tutti questi attori, dei loro sogni, speranze, illusioni e frustrazioni. È quindi necessario che lo storico si avventuri in nuovi scenari, metodologici e geografici, e che cerchi in essi come un potere così apparentemente immenso sia stato costruito combinando o rappresentando proposte politiche, conflitti sociali, preoccupazioni spirituali, visioni del mondo e percezioni dell’urgenza del momento che, in linea di principio, gli erano estranee e che si sono sempre rivelate plurali, diverse e contraddittorie. La convergenza di esse ha connotato, si può dire, un nodo temporale, il tempo dell’ispanofilia.

Un tempo, cioè, in cui era possibile immaginare nuovi orizzonti e rivendicare il diritto di costruirli: l’impossibile cessava di essere tale e l’impensabile diventava realtà, dando forma al sogno di un’espansione su quasi tutti i fronti, su tutti i continenti. Per la monarchia e i suoi alleati il risveglio fu amaro, perché in pochi anni le possibilità di vittoria crollarono e ben presto il re cattolico rinunciò a sostenere attivamente i ribelli che sostenevano di combattere per Dio e di parlare a nome del popolo.

L’enorme tensione che le guerre civili, le ribellioni e la resistenza avevano portato segnò in modo decisivo i territori in cui era stato richiesto l’aiuto ispano-portoghese. I vincitori (in Inghilterra, Francia, Scozia, Paesi Bassi, Ceylon…) si affidarono al rifiuto delle forme di universalismo che li avevano giustificati e riuscirono a seppellire i loro rivali, stigmatizzati come traditori, nei silenzi della storia ufficiale. La Monarchia era esaurita nelle sue risorse, ma ricevette, dai quattro angoli del mondo, un flusso di esuli che la trasformarono in una patria d’asilo. Ribelli ieri, rifugiati oggi, questi radicali identificarono i loro ideali politici con il re di Spagna, travolgendo così i limiti e i confini tradizionali della teoria e della pratica politica. Eredità contraddittorie furono quelle dei vincitori e dei vinti, ma non si possono comprendere senza conoscere la loro origine comune, senza comprendere il ‘tempo’ dell’ispanofilia.

Seguiranno gli interventi di Manfredi Merluzzi (Università di Roma Tre) e di Gaetano Sabatini, Direttore dell’ISEM, introdotti da Massimo Carlo Giannini (Università di Teramo / Universidad Complutense de Madrid).

La conferenza si terrà in presenza a Roma, in via Ostilia 15 (Metro linea B, Colosseo), e da remoto registrandosi su rggevents.com.