Expats/Foresti
Stranieri a Venezia in età moderna, una popolazione fluttuante
Convegno internazionale. Venezia, 18-20 novembre 2024
Quanti erano gli stranieri stanziali a Venezia fra Cinquecento e Settecento? Che lingua parlavano coi locali? E con altri stranieri? Quanto tempo si fermavano in Laguna? Chi frequentavano? Stavano solo fra di loro? Avevano proprietà? Affittavano case? Che lavori facevano? Erano ricchi o erano poveri? Lavoravano o vivevano di rendita? E se lavoravano, che lavori svolgevano? E ogni quanto tornavano, se tornavano, alla loro madre patria? E dove abitavano? E che parrocchie frequentavano, se cattolici? E se di altre religioni, come seguivano il proprio culto? E dove venivano sepolti, quando morivano? Ed erano single, celibi e nubili, o sposati? E se sì, con locali o con “foresti” come loro? E se sì, della loro nazionalità o di altre nazioni?
Combinando un termine contemporaneo e internazionale a un termine locale e venezianissimo, il convegno si prefigge di studiare la presenza di stranieri – nell’accezione nostra, ma anche di allora seppure italofoni provenienti da altri Stati della penisola – a Venezia in età moderna, fluttuante come le acque dei suoi canali.
È un dato fisiologico, quello di una costante presenza, in una grande città di Ancien Régime, di una percentuale di uomini e di donne ‘stabilmente instabili’. Dal periodo medievale i poteri costituiti (ossia quelli municipali, nella fattispecie delle città italiane, ma parallelamente – specie dopo Trento – anche il potere ecclesiastico desideroso di regolamentare relazioni e matrimoni) aggiornavano costantemente le norme per l’integrazione fra i cives e gli habitatores, che avessero deciso di stanzializzarsi. È meno chiaro cosa avvenisse in età moderna, quando queste categorie si sfumano ulteriormente.
Il periodo preso in esame da questo convegno va dal secondo Cinquecento fino alla caduta della Serenissima, con particolare attenzione per i secoli tardi, meno studiati. La localizzazione geografica è Venezia come capitale, in una visione inversa, che si restringe dal cosiddetto ‘Commonwealth veneziano’ alla sola Dominante, possibilmente attraverso la percezione che di essa aveva chi non era di qui, locale e veneziano, ma aveva scelto scientemente di viverci. Infatti, il desiderio di integrazione e di stanzialità non riguarda tutti, e resta una quota più o meno grande di popolazione che si affolla in città in occasioni di emergenza (guerra, carestia) e programma il pendolarismo (con una periodicità più ampia o più ristretta), a seconda delle zone di provenienza e delle professioni, risiedendo in città anche per periodi prolungati (mesi ricorrenti o anni ininterrotti) per i motivi più svariati: lavoro, affari, attività artistiche, ma anche esilio o dissidenza politica.
Allo stesso tempo, la costante presenza di stranieri nel caso veneziano è un dato noto e di lungo periodo, le cui motivazioni variano nel tempo, in relazione alla capacità di attrazione economica, culturale, politica della città lagunare.
Fra le variabili che influenzano questi comportamenti si possono individuare: la distanza dalla sede legale/usuale di residenza o di lavoro (l’alternanza ha un ritmo tanto più lento quanto maggiore è la distanza?); le oscillazioni del mercato della manodopera non qualificata nella città di soggiorno temporaneo; la stagionalità economica nella sede legale/usuale di presenza lavoro.
Per l’ISEM-CNR partecipa al convegno Isabella Cecchini, con una relazione sulle società di mercanti-banchieri fiorentini attive in laguna durante il Seicento.
Articolo pubblicato il 4 Novembre 2024