
BM 4/2025: Proposte di lettura
Le proposte di lettura di BM per aprile sono dedicate a temi di attualità: epidemie e medicina, rifugiati e migranti, propaganda.
Il primo volume parla di come fu affrontata dalla marineria francese la circolazione del colera nel Mediterraneo intorno alla metà del XIX secolo, proseguendo poi con un libro sulla circolazione delle conoscenze farmacologiche nel Mediterraneo medievale. Rifugiati e migranti: uno studio che restituisce spessore storico ad una questione sempre attuale ma in modi diversi nel tempo; così come, nel volume successivo, diversa si presenta la gerarchia tra rifugiati politici e migranti economici secondo le definizioni fornite dagli Stati nei differenti momenti storici, come ci mostra l’esempio della Francia. Concludiamo con la storia del cinema britannico e la propaganda di guerra nell’opera di due cineasti amati da Martin Scorsese.
Le presentazioni, quando non indicato diversamente, sono tratte – e tradotte – dal sito dell’editore (link sul titolo del volume). Come sempre, aspettiamo le vostre proposte e osservazioni, che potrete inviare a rosalba.mengoni@cnr.it, oppure contattandoci sulla pagina Fb: isem cnr.
Benoît Pouget: Un choc de circulations. La puissance navale française face au choléra en Méditerranée, 1831-1856 Rennes, Presses universitaires de Rennes, 2020, 353 pp., ISBN 978-2753579422 Indice sul sito dell’editore |
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Il volume deriva dalla tesi di dottorato dell’autore: «Un choc de cirdulations » La Marine Française face au choléra en Méditerranée (1831-1856) Médecine navale, Géostratégie et impérialisme sanitaire, scaricabile dal sito HAL Thèses. Thèses en ligne
Il colera, “prova cruciale e rivelatrice […] per apprezzare il valore intellettuale e il coraggio degli ufficiali di sanità della Marina”, secondo l’espressione di Jacques Léonard (storico specializzato nella storia sociale della medicina. ndr), sfida la Marina francese nel suo insieme. Il colera mette alla prova lo strumento navale francese e le sue azioni al di là delle sole problematiche legate all’igiene navale o del contributo dei naviganti alla diffusione dell’epidemia. È sia una prova sul campo, locale, collettiva come individuale, sia un problema di relazioni internazionali. Proponendo uno studio sul confronto tra la potenza navale francese nel Mediterraneo e la circolazione del colera tra il 1831 e il 1856, si cerca di comprendere, essenzialmente attraverso l’aspetto navale, come, al di là del pericolo maggiore che queste epidemie successive costituirono per la salute pubblica in Francia e sul Mediterraneo, esse rappresentarono per la Francia una formidabile opportunità di affermarsi come potenza sanitaria di primo piano nel momento in cui si stavano preparando le prime due conferenze sanitarie internazionali di Parigi (1851 e 1859).
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Petros Bouras-Vallianatos, Dionysios Stathakopoulos (eds): Drugs in the Medieval Mediterranean: Transmission and Circulation of Pharmacological Knowledge Cambridge, Cambridge University Press, 2023, xvii+448 pp. ISBN: 1009389750; 978-1009389754 Indice e riassunto dei capitoli sul sito dell’editore |
In questo volume un gruppo internazionale di illustri studiosi prende in esame la storia dei farmaci in tutte le principali tradizioni mediche del Mediterraneo medievale, vale a dire: bizantine, islamiche, ebraiche e latine, analizzando così un considerevole numero di testi inediti o poco esplorati. Un’ampia prospettiva mediterranea permette l’approfondimento della conoscenza di fenomeni come il trasferimento della conoscenza scientifica e gli scambi culturali, guardando oltre le singole tradizioni linguistiche o i confini politici. Il lavoro mette anche in luce la diversità e la vitalità della tradizione farmacologica mediterranea che, attraverso i suoi legami con la cucina, l’alchimia, la magia, la religione e la filosofia, è stata capace di adattarsi ai molteplici contesti, non ultimi i cambiamenti sociali e le realtà politiche, come nel caso di farmaci utilizzati quale dono diplomatico.
Delphine Diaz: En exile: Les réfugiés in Europe, de la fin du XVIIIe siècle à nos jours Paris, Gallimard, 2021, xvi+544 ISBN: 978-2072802447 Anteprima e indice sito editore Due recensioni OA: |
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Nel momento in cui la “crisi migratoria”, a volte definita “crisi dell’asilo” non smette di dividere gli Stati e la società in Europa, questo lavoro intende restituire uno spessore storico ad una questione attuale. Esso mette in discussione le molteplici denominazioni e le relative rappresentazioni dei “migranti” partiti sotto costrizione, passando da “esule”, a “proscritto”, a “richiedente asilo” e “rifugiato”. Sentiamo risuonare i discorsi dei fuorilegge che hanno segnato il loro tempo, gli echi delle opere letterarie che gli esuli ci hanno lasciato in eredità, a partire da Les Châtiments di Victor Hugo fino a Persepolis di Marjane Satrapi, ma distinguiamo anche il mormorio anonimo degli “apolidi”, spesso denigrati e rifiutati. Il libro dà finalmente un posto d’onore a coloro che sono stati dimenticati dalla migrazione – donne, bambini e anziani – eppure largamente implicati in questa storia in movimento. Grazie ad un percorso cronologico che parte dalle insurrezioni e le rivoluzioni della fine del XVIII secolo e si conclude nell’epoca attuale con le migrazioni forzate, questo racconto transnazionale della storia dei rifugiati dà vita e corpo agli esuli di ieri e di oggi: ripristina la loro esperienza collettiva ma anche la singolarità dei loro viaggi europei.
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Karen Akoka: L’asile et l’exil: Une histoire de la distinction réfugiés/migrants Paris, La Découverte, 2020, 360 pp. ISBN: 270719879X; 978-2707198792
Estratto sul sito dell’editore Due recensioni OA: |
La distinzione tra rifugiati politici e migranti economici si è imposta oggi come un’evidenza, proprio come la gerarchia che legittima l’accoglienza dei rifugiati a scapito dei migranti. Questo libro mostra che queste definizioni dicono di più sugli Stati che le applicano che sugli individui che intendono designare. Perché non c’è nessun rifugiato di per sé che le istituzioni possano identificare finché è indipendente o ha i mezzi per esserlo. La categoria del rifugiato viene in realtà costantemente riconfigurata, nel tempo, in base ai cambiamenti nei rapporti di potere e nelle priorità politiche. Piuttosto che analizzare i viaggi degli esuli per determinare se sono rifugiati o migranti, questo lavoro analizza l’istituzione che li nomina: l’Office français de protection des réfugiés et des apatrides (Ofpra), dalla sua creazione nel 1952. Stabilisce che la diminuzione del tasso di riconoscimento dello status di rifugiato è meno legata alla trasformazione dei profili dei richiedenti, all’obsolescenza della Convenzione di Ginevra o a una perdita di indipendenza dell’Ofpra che a un cambiamento di subordinazione. Mentre, durante la Guerra Fredda, la sottomissione del diritto di asilo alle politiche diplomatiche e al bisogno di manodopera favorirono un alto tasso di accordi, il suo sfruttamento da parte delle politiche migratorie nel contesto della costruzione dell’immigrazione come problema, porta ad un alto tasso di respingimenti. Concentrandosi sugli attori del diritto d’asilo, sui loro profili e sulle loro pratiche quotidiane, questa sociostoria dal basso sulle politiche di asilo in Francia fornisce un nuovo contributo all’analisi del potere statale nelle azioni nei confronti degli stranieri.
Greg M. Colón Semenza, Garrett A. Sullivan Jr.:
Indice e anteprima sul sito dell’editore |
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Uno studio focalizzato sul contributo cinematografico allo sforzo bellico di Michael Powell ed Emeric Pressburger, che sostiene la centralità della propaganda nel loro lavoro come cineasti. Powell e Pressburger sono largamente considerati tra i più grandi cineasti nella storia del cinema britannico. L’uscita del loro primo film, The Spy in Black (La spia in nero, 1939 ndr), precedette di poco l’inizio della Seconda guerra mondiale, e molti dei loro primi capolavori […], furono prodotti al servizio dello sforzo bellico. Esplorando la relazione tra arte e propaganda, questo libro mostra come Powell e Pressburger non vedessero contraddizioni tra le proprie ambizioni estetiche e il lavoro cinematografico bellico: gli imperativi della propaganda erano molto favorevoli ai loro obiettivi sia come operatori del cinema commerciale che come artisti. Grazie ai materiali di produzione tratti dagli archivi del British Film Institute, questo libro traccia tre fasi nella carriera dei cineasti nel periodo bellico: in un primo tempo, collaboratori che si sforzano di conciliare le forme cinematografiche popolari con lo sviluppo di conoscenze su come si realizza una propaganda efficace; successivamente propagandisti affermati, a volte controversi, con pellicole incentrate sui rapporti della Gran Bretagna con nemici e alleati; infine registi la cui reattività alle esigenze di propaganda a guerra inoltrata si coniuga con un’attenzione, condivisa dal Ministero dell’Informazione, sul futuro postbellico.
A cura di Rosalba Mengoni
Articolo pubblicato il 1 Aprile 2025